Vendita di auto, cosa succederà dal 2022 per nuovo, usato ed elettrico?
Con lo sguardo sempre rivolto al mercato dell’auto e alla vendita di auto nuove o usate che siano, condividiamo con voi l’articolo redatto da Milano Finanza. Viene riposta l’attenzione sulla carenza dei semiconduttori tanto che S&P abbassa le stime di vendita delle auto.
“L’aumento atteso è tra il 2% e il 4% per quest’anno, mentre le precedenti proiezioni indicavano una crescita dell’8-10%. Per il momento non sono in pericolo i rating delle case automobilistiche. Nel frattempo continua ad accelerare l’elettrico, la cui quota dovrebbe arrivate al 7-10% a fine 2021
La crisi dei semicoduttori
La crisi dei semiconduttori è destinata a rallentare la ripresa delle vendite delle auto per tutto il 2021 e 2022. Lo stimano gli analisti di Standard&Poor’s, che hanno rivisto al ribasso le loro previsioni sul settore: a maggio ipotizzavano per quest’anno un rimbalzo tra l’8% e il 10%, mentre adesso l’aumento atteso oscilla tra il 2% e il 4%. La carenza dei chip, affermano gli esperti, è diventata tale da colpire anche l’elettronica di consumo, e questo fa pensare che la produzione automobilistica possa restare limitata per tutto quest’anno e la prima parte del prossimo, per tornare gradualmente alla normalità nel secondo semestre 2022.
Si prevedono dunque 80 milioni di unità vendute nel 2021, 84 nel 2022 (le precedenti stime erano rispettivamente di 83-85 e 87). Ma la ripresa, che porterà nel 2023 a 90 milioni di vendite, sarà piena. Anche a causa delle condizioni macroeconomiche, che globalmente restano positive. Inoltre, non si prevedono pericoli per i rating dei principali produttori automobilistici, almeno per il momento: secondo S&P la crisi dei semiconduttori può essere considerata uno shock temporaneo. Solo se si prolungasse con limiti alla produzione oltre il 2022 potrebbero essere riviste le stime di ricavi e flussi di cassa delle società automobilistiche, il che avrebbe un effetto sui rating.
Le previsioni di S&P
A detta degli analisti di Standard&Poor’s, l’attuale crisi evidenzia l’importanza per le case madri del controllo sulla supply chain. E il collo di bottiglia dei microchip si è rivelato particolarmente grave a causa dell’aumento sul mercato delle automobili digitalizzate o connesse alla rete. Per assicurarsi future forniture, ma anche per avere maggior controllo sul design e sullo sviluppo dei semiconduttori, si sono create numerose partnership (es. tra Volkswagen e Infineon, tra Mercedes e Nvidia, tra Stellantis e Foxconn). Gli esperti non si aspettano però che le case automobilistiche inizino a produrre i propri microchip in-house.
Per il momento, i produttori di auto stanno mantenendo il loro rating grazie all’aumento dei prezzi associato al livello più basso di scorte. S&P si mantiene però cauta sulla possibilità che tale pricing sia sostenibile una volta normalizzati gli inventari. I consumatori si stanno spostando dal mercato del nuovo a quello dell’usato e questo reca dei benefici alle attività finanziarie delle case madri, ma non può compensare l’impatto della riduzione dei volumi sui costi fissi di produzione delle auto. E, se anche non ci sarà una revisione dei rating delle case automobilistiche, verranno invece con ogni probabilità riviste al ribasso le proiezioni sul flusso di cassa operativo.
L’impatto della crisi potrebbe essere invece più pronunciato per i fornitori di componenti auto, soggetti a cancellazioni impreviste degli ordini da parte delle case madri e talvolta inefficienti nella gestione del capitale circolante. Potrebbero quindi abbassarsi le stime per alcuni di essi, in particolare quelli con limitata liquidità e con rating più bassi. La maggioranza degli operatori del settore, in ogni caso, dovrebbe subire un impatto solo limitato, a meno che i colli di bottiglia non si estendano oltre il 2022. Un altro rischio per i fornitori potrebbe derivare dall’accelerazione verso la mobilità elettrica, con molte case madri che stanno acquisendo le società che producono componenti al fine di supportare la transizione.
Cosa succede nel settore delle auto elettriche
È proprio quello delle auto elettriche, peraltro, l’unico segmento che non rallenta in questo periodo. La percentuale di veicoli elettrici sul totale delle vendite continua a salire, anche grazie all’azione dei regolatori che hanno fornito sussidi per gli acquisti di automobili a basse emissioni. Gli analisti di Standard&Poor’s prevedono che la quota dell’elettrico arrivi tra il 7% e il 10% a fine 2021, per alzarsi ulteriormente fino a raggiungere il 15%-20% nel 2025. A riguardo, gli esperti segnalano che i tre mercati principali (Cina, Europa e Stati Uniti) stanno vedendo diversi modelli di evoluzione del settore. In Cina a guadagnare le quote più importanti sono state per prime le startup, ma i player già presenti sul mercato stanno gradualmente aumentando la propria offerta. In Europa e Usa, invece, molte case automobilistiche tradizionali sono entrate da subito nella corsa all’elettrico, a partire dai segmenti premium e Suv di alta gamma. E S&P stima che la transizione acceleri ulteriormente in entrambe le regioni, specialmente in Europa.”
(fonte MilanoFinanaza)