La filiera automotive è stata certamente una delle più colpite dalla pandemia Covid-19. Al fine di sviluppare un piano di rilancio dell’intera filiera, questo studio propone interventi di policy di breve periodo per sostenere la “business continuity” e azioni a più ampio respiro volte a far ripartire il settore, superarne alcuni limiti strutturali e rilanciarlo in ottica di sostenibilità sociale, ambientale ed economica.
Tali proposte sono sviluppate intorno a 4 pilastri principali:
- Politiche di breve periodo per l’emergenza Covid-19 finalizzate alla business continuity di tutte le aziende appartenenti alla filiera automotive;
- Ripensare e rinnovare la filiera automotive italiana;
- Mobilità sostenibile e trasporto pubblico;
- Ricerca, università e formazione.
Pilastro 1 – Politiche di breve periodo per l’emergenza Covid-19.
Nel breve periodo, si rende necessaria l’adozione di misure fiscali e finanziarie di emergenza a sostegno della liquidità di tutte le componenti della filiera, volte a fornire un supporto immediato alle imprese e ai consumatori, in aggiunta all’adozione di protocolli sanitari e di sicurezza già posti in essere:
- Implementazione di misure di sostegno al lavoro conformi alla Dichiarazione congiunta su Covid-19, emessa dall’Organizzazione internazionale dei datori di lavoro (IOE) e dalla Confederazione internazionale dei sindacati (ITUC) in data 23 marzo 2020;
Sostegno alla domanda che, a livello globale, subirà una perdita del volume di affari prevista tra il 20% e il 40%. Sarà opportuno predisporre un sistema di incentivi rafforzati per veicoli aziendali e privati, con l’opportunità di dilazionare i pagamenti per far ripartire la filiera. Il piano di stimolo di breve termine dei consumi dovrà essere coerente con un piano di rinnovo del parco circolante, che in Italia è tra i più vecchi d’Europa. Per questo, si ritiene necessario incentivare la rottamazione di auto usate, spingendo sul mercato nuovi modelli in linea con standard tecnologici ed ambientali all’avanguardia come i modelli ibridi, elettrici o plug-in. In questo senso, l’Italia ha già mosso i primi passi con le misure per la mobilità sostenibile del Decreto Rilancio. A titolo esemplificativo, potrebbe essere opportuno estendere i tempi di vendita dei modelli Euro 6 rimasti invenduti, incentivandone l’acquisto, per permettere a dealer e produttori di esaurire le scorte, non più immatricolabili da settembre 2020 secondo la normativa europea sulle emissioni. Infine, prevedere incentivi per i produttori a condizione di riportare in Italia le attività di ricerca e sviluppo sulla componentistica avanzata e relativa produzione (i.e. tecnologie per la guida autonoma, motori elettrici, batterie e celle a combustibile).
• Promozione di nuove strategie di vendita contro la riduzione degli stock di veicoli presso i dealer. In particolare, si propone lo sviluppo di modelli pull volti a soddisfare le esigenze dei clienti, stimolando i consumi. Gli organi di Governo dovranno supportare i produttori, intervenendo sul fattore liquidità nei confronti delle reti vendita, dilazionando i pagamenti, incrementando la marginalità e aumentando i bonus. Al tempo stesso, sviluppare piani di marketing e promozione volti a ridare fiducia ai consumatori, i quali saranno propensi al risparmio nel breve termine, con una spesa che potrebbe ridursi fino al 50%.
Pilastro 2 – Ripensare e rinnovare la filiera automotive italiana.
Per contrastare la crisi del comparto automotive italiano è necessario tenere conto delle caratteristiche strutturali del settore. In primis, la filiera presenta una storica assenza di pluralità nella produzione nazionale che concentra su una unità il nucleo dell’ecosistema, attorno al quale ruotano i vari attori. Un ulteriore elemento peculiare che caratterizza il settore automotive italiano riguarda l’interdipendenza con i produttori esteri (soprattutto tedeschi). La filiera risulta comunque dimensionata correttamente nei volumi complessivi rispetto alla domanda nazionale. Infatti, l’Italia, avendo già subito una drammatica diminuzione della produzione rispetto ai livelli raggiunti negli anni Novanta, potrebbe ritenersi oggi meno esposta rispetto ad altri paesi europei ai tagli indotti da eccesso di capacità produttiva. L’Italia sta operando con una capacità produttiva (per la produzione di autoveicoli) più limitata e orientata verso produzioni di fascia alta, potenzialmente foriere di maggiori margini unitari e migliori opportunità di innovazione e riconversione tecnologica.
In ragione di queste caratteristiche strutturali, è necessario supportare il rafforzamento dell’innovazione nella filiera nazionale con alcune azioni specifiche di policy:
• finanziare la ricerca pubblica e lo sviluppo di progetti innovativi da parte di istituzioni pubbliche in grado di generare un effetto moltiplicatore positivo su tutta la filiera. Al contrario, si scoraggiano investimenti a pioggia elargiti direttamente a realtà con una scala non adeguata alle caratteristiche del settore, che, al contrario, dovranno essere trainate da aziende in grado di affrontare piani di innovazione e sviluppo prodotto adeguati alla scala globale dell’industria automobilistica;
Supportare l’innovazione e la ricerca degli attori privati della filiera con l’impegno di concentrare la ricerca/progettazione e la produzione di nuovi modelli sul territorio nazionale per valorizzare le competenze manageriali, ingegneristiche e scientifiche sviluppatesi nelle imprese, nei centri di ricerca e presso le università;
Orientare i finanziamenti all’innovazione e ai nuovi modelli di mobilità. Pertanto, si ritiene necessario finanziare progetti legati al trasporto pubblico su gomma, al rilancio del comparto bus e, in generale, a soluzioni di mobilità condivise che tengano conto dei problemi legati all’inquinamento e alla congestione dei centri urbani.
Sebbene siano presenti stabilimenti industriali di altre case automobilistiche, l’offerta del settore in Italia dipende ancora fortemente dalle scelte produttive del principale produttore nazionale, che assorbe una porzione dominante delle attività della filiera. Mentre le imprese della componentistica nel nord Italia hanno sviluppato processi d’internazionalizzazione per servire gli stabilimenti produttivi esteri dei loro principali clienti e per le esportazioni sui mercati europei, in particolare quello tedesco, i sub-fornitori localizzati nel centro-sud manifestano una quasi totale dipendenza dal produttore nazionale. Per superare alcuni limiti strutturali della filiera è dunque necessario avviare una serie di azioni:
- Attrarre investimenti diretti esteri (IDE) facendo leva sull’elevato standard di competenze ingegneristiche nell’ambito di meccanica e meccatronica. Eventuali investimenti di car-maker stranieri potrebbero aumentare la domanda di componenti e lavorazioni intermedie a beneficio degli attori intermedi della filiera.
- Favorire lo sviluppo di fonti di approvvigionamento alternative, in particolare attraverso il reshoring. Il ritorno in patria delle produzioni estere potrà interessare soprattutto la componentistica automotive, facendo leva sui fattori di attrattività che distinguono il settore automotive italiano (sistema della formazione terziaria, flessibilità produttiva, una filiera avanzata, ecc.). Le aziende potrebbero poi valutare di accorciare oppure diversificare la propria catena del valore, localizzando alcune fasi della supply chain in zone geograficamente più prossime.
- Una maggiore resilienza delle filiere industriali consentirà di aumentare la capacità dei business system di assorbire shock esogeni alla catena tecnico-produttiva. Possibili risposte si basano sull’introduzione di elementi di minore rigidità (ad esempio in termini di struttura dei costi), di derisking e, più in generale, sull’opportunità di incrementare la collaborazione tra siti produttivi, fornitori e partner. Lo sviluppo di strumenti innovativi per il forecasting e la pianificazione della produzione e delle scorte, ad esempio, possono favorire un’adeguata gestione delle richieste di approvvigionamento, tenendo conto delle incertezze e dei fattori di rischio.
- Le disruptions nella supply chain causate dalla pandemia hanno forzato le aziende a pensare a come riprogrammare e modificare l’intera catena della fornitura al fine di rendere la stessa resiliente nel lungo termine per poter far fronte a sfide future derivanti da altri possibili eventi “drammatici” e ad assicurare la continuità delle operations. Questo obiettivo richiede un approccio olistico che porti una sufficiente flessibilità nell’affrontare futuri eventi disruptive. Più precisamente, la resilienza della supply chain è determinabile attraverso 4 aree di intervento: eccellenza e agilità delle operations; analisi di diversi scenari e analytics; modelli di simula- zione; recovery plan e strategie di medio-lungo termine.
- Diventa altresì fondamentale identificare nuove modalità e nuovi strumenti per fidelizzare la propria customer base, cercando di fornire un’esperienza di acquisto smart e improntata sulla centralità del cliente. Allo stesso modo bisogna porre l’attenzione sul veicolare in modo efficace la propria Value Proposition per attirare nuovi clienti, cercando di cogliere e sfruttare ogni opportunità di business in un modo nuovo rispetto a quanto siamo abituati, anche esclusivamente tramite canali digitali senza necessitare di alcun contatto fisico. Possiamo distinguere 3 maggiori priorità da considerare nella strategia di crescita del fatturato delle aziende.
- Identificare nuove modalità e nuovi strumenti per coinvolgere i propri clienti da remoto (es. webinar, corsi online, esperienze virtuali, ecc…) al fine di fornire un’esperienza non dispersiva e di valore;
- Fare leva sul canale online identificando le modalità migliori per raccontare il brand e i prodotti in maniera efficace anche in modalità virtuale (ad esempio tramite virtual showroom) e gestendo il processo di vendita attraverso strumenti di marketing e offerte personalizzate (dalla lead generation alla conversion);
- Ottimizzare i costi di gestione dell’attività commerciale (meno viaggi e più smaterializzazione e Smart Working) attraverso l’attuazione di step del processo sempre più digitalizzati sia per il B2C sia per il B2B (ad esempio sviluppando capabilities che facilitino l’interazione con il cliente).
Pilastro 3 – Mobilità sostenibile e trasporto pubblico
Il parco auto circolante in Italia è tra i più vecchi d’Europa. Il sistema di finanziamenti, incentivi e bonus deve essere sfruttato per sviluppare un piano di rinnovamento che sia coerente con una strategia di conversione ecologica e tecnologica verso una mobilità sostenibile orientata al medio-lungo termine. In tale ottica si ritiene necessario:
- Identificare un nuovo equilibrio tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale. In tal senso, occorre favorire la crescita del trasporto collettivo e condiviso (es. autobus a guida autonoma), creando le condizioni per un sempre minore utilizzo dei mezzi meno sostenibili. Pertanto, sono raccomandati investimenti ingenti per il rinnovo della flotta degli autobus da parte di aziende come l’Industria Italiana Autobus, volti a ridurre le emissioni inquinanti del traffico stradale e i problemi legati alla congestione.
- L’uso dei mezzi privati e la loro incentivazione devono tenere conto dei nuovi requisiti in termini di sviluppo sostenibile della mobilità. Inoltre, la riqualificazione degli spazi urbani è determinante per incoraggiare lo sviluppo coordinato di prodotti, servizi e infrastrutture innovative. La soluzione migliore consiste nel creare nel medio-lungo termine un mix di soluzioni tecnologiche diverse, garantendo quindi la neutralità tecnologica dell’offerta. Ad oggi, i modelli meno inquinanti, coerenti con la transizione ecologica e tecnologica, rappresentano ancora una piccola parte del parco circolante. Occorre, d’altra parte, tenere conto del fatto che questi stanno dimostrando di essere più resilienti rispetto ai diesel e benzina, essendo gli unici a registrare timidi segnali di crescita all’interno del comparto più colpito dal Covid-19.
- Al fine di salvaguardare il nuovo equilibrio tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale, le infrastrutture di rifornimento rappresenteranno sempre più un fattore indispensabile per facilitare l’adozione di veicoli alternativi da parte del mercato. In tale contesto, una maggiore semplificazione del sistema normativo rappresenta un fattore determinante per lo sviluppo dell’innovazione e per facilitare l’armonizzazione delle regolamentazioni, al fine di ridurre le attuali frammentazioni.
- Al fine di attivare processi di business che possano sostenere lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi per la mobilità autonoma, connessa e condivisa è decisivo lo sviluppo di partnership verticali e orizzontali tra gli attori dell’ecosistema, che tengano anche conto del coinvolgimento di start-up innovative in grado di proporre soluzioni altamente tecnologiche.
Pilastro 4 – Ricerca, università e formazione
La crisi legata alla pandemia ha evidenziato la necessità, per i settori industriali, di sviluppare piani di resilienza in grado di attutire gli effetti degli shock nega- tivi che rischiano di cancellare migliaia di realtà imprenditoriali.
- Al fine di gestire la crisi Covid-19, costruendo al tempo stesso il futuro dell’automotive, è essenziale fare leva su una leadership resiliente inve- stendo sulla formazione dei manager d’azienda. D’ora in poi, quindi, la pianificazione delle attività dovrà tenere conto delle diverse ipotesi di sce- nario, piuttosto che basarsi su piani contingenti. Le attività di formazione dovranno essere orientate all’innovazione dei modelli di business e alla capacità di analisi dei dati e previsione degli scenari.
- La chiave dell’attrattività di un paese avanzato sta nella capacità di rea- lizzare sinergie tra università, politecnici, centri di ricerca avanzati, soggetti privati con capacità tecnologiche e manageriali. In tal senso, il coinvolgimento dell’intero ecosistema può operare a favore dello svilup- po delle nuove tecnologie, della conoscenza avanzata e del rafforzamento della leadership. La creazione di cluster innovativi, ad esempio, è determi- nante non solo per favorire l’eccellenza nella progettazione e produzione di mezzi per la mobilità, ma anche per potenziare il rafforzamento inter- nazionale dell’identità della filiera.
- L’aggiornamento costante delle conoscenze, messo in atto grazie all’ero- gazione di programmi di formazione continua, è essenziale per rispon- dere alle esigenze di sviluppo delle tecnologie legate ai nuovi paradigmi della mobilità e per allineare nel lungo termine le skill richieste dal mercato con quelle della forza lavoro. Si pensi, in particolare, alla formazione di figure professionali con profilo ingegneristico orientate alla progettazio- ne e al design industriale, e alle conoscenze digitali legate ai software che saranno installati nelle vetture per fornire ai clienti programmi d’intratteni- mento. Anche gli sviluppatori di app e gli specialisti di Artificial Intelligen- ce ricopriranno un ruolo sempre più centrale nella creazione di un’intera offerta di infotainment (audio, comunicazioni, entertainment e navigazione satellitare) all’interno del veicolo.
Fonte: EY Building a better working world